Paolo Pozzobon

Architettura o sfida all’occhio umano

Paolo Pozzobon con le sue fotografie sembra giocare con la percezione dell’osservatore, sfidandolo a comprendere il vero soggetto delle sue immagini, come un Escher della fotografia.

Forme geometriche e colori si mescolano in modo da non farci capire dove ci troviamo, né quale sia il punto di vista corretto, dato solo dall’orientamento della foto, che non è per forza quello “naturale”.

Allo stesso modo il supporto nel quale le immagini sono esposte non è consueto: non siamo di fronte ad un’esposizione classica e verticale, ad altezza occhio, bensì siamo invitati a leggere e quindi ad interpretare la fotografia da un leggío.

Le immagini che vediamo sembrano provenire da mondi sconosciuti ed alieni, dove l’uomo non esiste, invece leggendo attentamente ciò che abbiamo di fronte ci accorgiamo che la sua presenza è più che mai urlata ed esasperata. Le costruzioni imponenti e sgargianti che sfiorano il cielo ci raccontano una storia antica, la sfida dell’uomo contro Dio, l’eterna lotta tra la natura e l’artificio umano.

Chi vincerà la battaglia? È forse l’uomo che riuscirà a raggiungere le capacità divine oppure ne verrà barbaramente sconfitto, venendo cancellato dall’universo?

L’autore non ce lo svela, ma cattura l’istante esatto della silenziosa battaglia, la quiete prima della tempesta, il momento della lotta… lasciandoci un senso di attesa, una sospensione del tempo e dello spazio che non sappiamo dove porterà.

Chiara Pozzobon

 

Paolo Pozzobon

Sono nato a Treviso “qualche” anno fa e amo la fotografia da sempre, una passione che
probabilmente mi ha trasmesso mio nonno che faceva delle splendide foto stereoscopiche di montagna e che colorava a mano.

Ho cominciato a fotografare con una Bencini Comet S, dove la messa a fuoco si regolava in base alla distanza stimata del soggetto e sono finito all’autofocus della Nikon D 700.

Un salto nel tempo e nella tecnica che vorrei fare anche nella qualità delle mie foto.
Mi piace fotografare soprattutto l’architettura, le sue linee, forme e colori, ma non tralascio gli altri generi e quindi ogni occasione è buona per curiosare con l’obiettivo che da qualche tempo è divenuto il mio terzo occhio.

L’incontro con Franco Fontana mi ha aperto nuovi orizzonti costringendomi a ricercare ciò che sfugge all’occhio frettoloso del passante e che io cerco di riportare alla sua attenzione.